Sistema DEP vs. coetanee.
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 Sistema DEP vs. coetanee.
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 Sistema DEP vs. coetanee.
 Sistema DEP vs. coetanee.
 Sistema DEP vs. coetanee.
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 Sistema DEP vs. coetanee.
 Sistema DEP vs. coetanee.
 Sistema DEP vs. coetanee.

Sistema DEP vs. coetanee.


CODICE: Art. Comparazione

I Modellini del Sistema DEP si confrontano con le coetanee.

Le automobiline del Sistema Dep. (depositato, cioè brevettato) nascono alla fine degli anni ’50 da un’idea del sig. Perfetti: quella di realizzare dei giocattolini in plastica da pochi soldi sfruttando le tecniche del momento, che consentivano, con l’avvento e la diffusione della plastica su grande scala, di produrre dei giocattoli veramente economici ed allo stesso tempo abbastanza realistici.

Il sig. Perfetti optò per una scala piccola, l’1/77, collocando quindi le sue macchinine in una dimensione leggermente minore delle padovane INGAP, che esistevano già, e delle vicentine Lima. Le Sistema Dep, d’altra parte, erano solo leggermente maggiori della scala H0, quella dei trenini, e si adattavano anche all’utilizzo in un plastico ferroviario, soprattutto per chi cercava modelli italiani, all’epoca inesistenti, a parte le Mercury Micro e pochissimo altro.

Le macchinine di questo tipo, in realtà, si può dire che siano nate in Germania, dove il sig Peltzer produsse le sue prime, semplicissime Wiking, in plastica, addirittura alla fine degli anni ’40. Sempre in Germania i tedeschi ebbero l’idea di produrre le Margarine Autos, anche dette Groschenautos, ovvero macchinine da pochi spiccioli da accompagnare, come regalini (oggi si direbbe gadget), alla margarina o ad altri prodotti.

Grandi produttori tedeschi di automobiline in plastica da pochi soldi furono Manurba, Koho, Hammer e Jean (quest’ultima fornì anche le macchinine per i ferry-boat, come farà anche la nostra APS).

In Danimarca nacquero prima le Pilot (in stretta collaborazione con la Wiking) e sul finire degli anni ’50 le Lego, produttrice di auto e camioncini stupendi che si potevano collocare su dei cartoni che raffiguravano delle strade e dove si potevano mettere anche le casette costruite con i mitici mattoncini. Le automobiline Lego venivano vendute all’interno di piccoli garage compatibili con i mattoni delle case. Il successo era così assicurato.

In Francia nacquero sempre negli anni ‘50 le Cadum Pax (sorpresine dei saponi), le Tropica (caffè), le Jouef (per i treni) e le Microminiatures de Norev, un’altra pietra miliare del settore con un’ampia e molto bella produzione di auto francesi.

In Spagna c’erano le semplicissime Pulga, le Anguplas (che collaborò con Norev) e le Eko, in Portogallo le Ribeirinho, che produsse copie delle Wiking ed anche delle APS carenate, tutte oggi ricercatissime. Da notare che nei paesi della penisola iberica, al tempo molto isolati dal resto del continente per motivi politici, si copiava allegramente.

Sul finire degli anni ’50 il costruttore leader del segmento di mercato era sicuramente la tedesca Wiking, che aveva in catalogo un centinaio di modelli di auto camion corriere ed altro. Ogni anno uscivano una dozzina di novità ed altrettanti modelli invecchiati venivano tolti dal mercato. Una delle chiavi del successo della Wiking fu sicuramente l’adozione della stessa scala per tutti i modelli, altri punti di forza furono sicuramente la qualità delle riproduzioni abbinate alla robustezza e alla scorrevolezza delle ruote con assi metallici: non dimentichiamoci che all’epoca questi erano soprattutto giocattoli. L’importatore italiano era Rivarossi, che forniva ai modelli Wiking delle belle scatoline di cartone (raddoppiandone il prezzo).

Nei paesi anglosassoni, nello stesso momento, fiorivano le “cereal cars” (ovvero in omaggio con i Kellogg’s), tra cui non si può non ricordare la gigantesca produzione della statunitense MPC. Nel Regno Unito agli inizi degli anni ’60 nacquero le Minix, in scala 00 (1/76), quindi molto vicina alle Sistema Dep, ma di fattura ben superiore e simili alle Lego. Il mercato inglese era però dominato dalle Lesney/Matchbox in metallo (in scala via via crescente col passare del tempo). Dalle Lesney ci penseranno i fabbricanti di Hong Kong a ricavare i cloni in plastica, talora anche belli come quelli della Blue Box e della CH.

Ma ritorniamo a noi: sul finire degli anni ’50 arrivano sul mercato le Sistema Dep, con le due serie di 6 auto da corsa (di formula 1 e 2) e di ben 27 auto stradali, come testimoniato dalla scritta in alto sui blister. Seguiranno a distanza di pochi anni altre 6 auto da corsa con relative varianti, 6 auto carenate (tipo Le Mans, Monza ed un affascinante prototipo, la Renault Etoile Filante). Verso il 1961-62 uscì infine la seconda serie di 9 auto stradali, presto uscite di produzione e perciò oggi rare.

Tutte queste macchinine erano vendute in blister da sole o con la ricercatissima bisarca con cabina Fiat 682. Si trovavano anche in confezioni singole abbinate ad un chewing gum, dove bisognava tastare, se il negoziante ti lasciava fare, per individuare il modellino all’interno. Un altro impego delle Sistema Dep era il carico dei traghetti ovvero ferry-boat, un giocattolo ai tempi diffusissimo sulle spiagge.

In Italia un altro agguerrito concorrente fu la milanese Lussbert, che produceva anch’essa sorpresine contenute in un piccolo sacchetto di plastica.

Ah, dimenticavo la Sam Toys, con la sua bella serie di auto da corsa in scala vicina alla H0.

Poi improvvisamente nei primi anni ’60 la storia delle Sistema Dep si arresta, poco dopo l’uscita della seconda serie di auto stradali. I motivi di questo stop improvviso non sono chiari, anche perché la domanda sicuramente persisteva.

Alcuni stampi (una decina di modelli) vennero utilizzati ancora per diversi anni per produrre le macchinine da collocare nei traghetti. Si trattava però di modelli che nascevano da stampi molto logorati e con una notevole quantità di imperfezioni. Una fine tutto sommata ingloriosa per una serie che avrebbe potuto durare ben più a lungo, se si pensa al successo planetario e pluridecennale delle più costose Wiking ma anche delle economiche riproduzioni della spagnola Eko. Che peccato per questa fine improvvisa! Teniamoci comunque caro ciò che l’APS ha fatto e cerchiamo di mantenerne viva la memoria più che possiamo: è un pezzettino della nostra storia domestica (e quindi anche del nostro costume) che non deve scomparire.

Caratteristiche prodotto
  • Spiegazione foto
  • Si è cercato nelle immagini allegate di collocare il modellino Sistema Dep accanto ad altri modelli dell’epoca in scala simile, per cercare di contestualizzarlo meglio all’interno della produzione del momento.
  • In tutte le foto il Sistema Dep è sempre quello a destra. A volte i modelli di auto non sono esattamente gli stessi ma comunque sono compatibili: nel caso delle Appia, ad esempio, quello APS è un modello della terza generazione, mentre l’altro è della prima.

1:77 SISTEMA DEP


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